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La nascita di internet e i primi modem in casa

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Internet nacque da Arpanet e arrivò in Italia nel 1986. Ecco come si diffondeva, quanto costava connettersi negli anni ’80 e ’90, e perché era una rivoluzione lenta ma profonda.
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Oggi Internet è ovunque, ma negli anni ’80 era qualcosa che sfiorava il mistero. Nessuno sapeva bene cosa fosse, eppure nelle università e nei centri di ricerca si stavano gettando le fondamenta del mondo iperconnesso che conosciamo. La sua evoluzione non fu rapida, né priva di ostacoli. Ma fu una delle rivoluzioni più profonde del nostro tempo.

Arpanet: l’embrione della rete globale

Tutto cominciò nel 1969 con ARPANET, una rete sperimentale finanziata dalla DARPA (Defence Advanced Research Projects Agency), agenzia del Dipartimento della Difesa statunitense. L’obiettivo era creare un sistema di comunicazione capace di resistere anche a un attacco nucleare, decentralizzato e ridondante.

Nel 1980, durante un semplice test per verificare la propagazione delle email, un errore in un messaggio mandò in tilt tutta ARPANET. Era il 27 ottobre. Il fallimento, paradossalmente, rappresentò un punto di svolta: da quell’esperienza nacque l’esigenza di un sistema più stabile e scalabile. Fu il momento in cui Internet cominciò davvero a prendere forma.

L’arrivo di Internet in Italia: Pisa fu la porta d’accesso

L’Italia non fu tra i primissimi Paesi a collegarsi, ma fece comunque parte del primo nucleo pionieristico europeo. Il 30 aprile 1986, l’Università di Pisa si collegò per la prima volta alla rete, terzo Paese in Europa dopo Norvegia e Inghilterra.

Il collegamento avvenne tramite il CNUCE, uno dei centri di calcolo e ricerca informatica più avanzati del continente. Nessun titolo sui giornali, nessun annuncio. Eppure, in quel momento, l’Italia entrava nella storia di Internet.

I primi utenti della rete: tra scetticismo e pionieri

All’inizio degli anni ’80, Internet era materia per accademici, militari e tecnici. Le persone comuni non ne capivano l’utilità. A cosa poteva servire collegare un computer a un altro? Per molti, era solo una perdita di tempo. Ma i pionieri credevano in un’idea: quella della condivisione istantanea del sapere.

Lo scetticismo era forte anche tra politici e giornalisti. In un’intervista del 1983 un noto conduttore televisivo americano ironizzava: “Chi mai vorrà leggere un giornale da un computer?”. Oggi sarebbe virale su TikTok.

Come ci si connetteva negli anni ’80 e ’90

Chi ha vissuto gli anni ’80 e ’90 ricorda bene il modem analogico, spesso esterno, collegato via cavo al telefono fisso. Ci si connetteva componendo un numero: il modem emetteva suoni striduli e metallici, come un robot che urlava nel vuoto. Quando la connessione andava a buon fine, era una piccola vittoria.

Le velocità erano bassissime. All’inizio si navigava a 300 baud, poi 1200, 2400, fino ad arrivare a 14.400 e 56k negli anni ’90. Ogni azione online richiedeva pazienza e dedizione. Aprire una pagina web poteva significare attendere anche un minuto perché caricava a scatti era davvero snervante.

Tutto cambiò quando riuscii a comprare il costosissimo modem 56 K della Us Robotics, una vera bomba non si scollegava mai ed era molto più veloce dei precedenti. Ve lo ricordate? Eccolo!

modem 56k us robotics nero

Quanto costava Internet agli inizi?

Connettersi significava occupare la linea telefonica. Ogni minuto online si pagava come una chiamata urbana. Chi navigava troppo riceveva bollette salate e sguardi severi in famiglia. In molti casi, le prime connessioni si facevano dopo mezzanotte, quando le tariffe telefoniche erano più basse.

I primi provider offrivano pacchetti orari a pagamento: 10, 20, 50 ore mensili. Poi arrivarono le tariffe flat, ma solo verso la fine degli anni ’90. A quel punto, Internet iniziò davvero a entrare nelle case.

I primi siti italiani: quando il web parlava HTML grezzo

La prima versione del World Wide Web fu proposta da Tim Berners-Lee nel 1989 al CERN di Ginevra. All’inizio degli anni ’90 arrivarono i primi siti web italiani: semplici pagine in HTML, senza immagini, spesso su sfondo grigio. Il primo sito .it fu crs4.it, del Centro di Ricerca di Cagliari.

Non c’erano social, né video, né Google. Si navigava con browser testuali (come Lynx) o con i primi Mosaic e Netscape. Le email si leggevano con client spartani. Ma l’entusiasmo era altissimo: era come esplorare un nuovo continente.

L’espansione negli anni ’90: dal laboratorio al salotto

A metà anni ’90 arrivarono i primi provider italiani per utenti privati: Video On Line, Galactica, IOL, Tiscali. I modem 56k cominciarono a vendersi nei supermercati. I computer con Windows 95 facilitavano la configurazione. Iniziarono a diffondersi i primi forum, le chat IRC, i newsgroup.

Ricordo che ero iscritto alla chat C6 della Telecom ed il mio amico Flavio Losco creò pure dei plugin molto carini per la community.

Tra i primi forum a cui mi sono iscritto c’era quello di Giorgio Taverniti che è uno dei pionieri della SEO, l’ottimizzazione sui motori di ricerca ed ancora adesso è uno dei più importanti esperti italiani insieme ad Ivano di Biasi.

Le famiglie acquistavano computer domestici per i figli: spesso l’acquisto era motivato dalla scuola, ma l’uso diventava personale. Nascevano i primi siti amatoriali, le homepage personali, i guestbook. Internet diventava finalmente una cosa quotidiana.

Purtroppo a quei tempi non avevo molto tempo per imparare la programmazione web in quanto andavo prima al liceo e poi all’università ma se avessi fatto un sito internet già allora sicuramente mi avrebbe portato tanti vantaggi adesso.

Aneddoti e ricordi: quando il modem bloccava il telefono

Chi ha vissuto quegli anni ricorda bene le dinamiche in casa:

– “Scollegati che devo telefonare!”
– “Aspetta che scarico la mail!”
– “Ma sei ancora collegato?!”

Oppure il panico da scollegamento improvviso, magari durante il download di una canzone in formato .mid. La linea cadeva per una chiamata in arrivo, e bisognava ricominciare tutto.

Il modem scaldava, lampeggiava, faceva rumore. Ma era la nostra porta sul mondo.

Quanti computer erano connessi negli anni ’80?

Alla fine degli anni ’80, erano circa 100.000 i computer connessi in tutto il mondo. Una cifra che fa sorridere, se pensiamo agli 8 miliardi di dispositivi di oggi.

Ma ogni collegamento era una conquista. Ogni nuova macchina connessa alla rete era una nuova voce in un dialogo planetario. E ogni bambino che metteva mano a un computer in quegli anni, oggi probabilmente lavora nel digitale.

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