Non era solo questione di zuccheri o di calorie. Le merendine degli anni ’80 erano un momento di gioia pura, un regalo infilato nel fondo dello zaino, un segnale che qualcuno – mamma, nonna o papà – si era ricordato di te. Bastava il fruscio della stagnola o il colore acceso di una confezione per cambiare l’umore della giornata.
Oggi si discute su ingredienti, valori nutrizionali, intolleranze. Allora si apriva il pacchetto e si godeva il momento. Era una pausa rituale, fatta di gusti semplici ma indimenticabili, condivisa con gli amici o difesa come un piccolo tesoro. Ecco perché, ancora oggi, quelle merendine ci mancano tanto.
La Girella Motta: un’icona da srotolare con calma
Chi non ha mai srotolato una Girella con calma, un giro alla volta, cercando di non spezzarla? Quel rotolo perfetto di pan di Spagna e crema al cacao era più di una merenda: era una piccola opera d’arte da smontare con rispetto.
E poi c’era il Girellaro. Ricordi lo spot con il cowboy che difendeva le Girelle dai cattivi? Il cattivo mi ricordo si chiamava il golosastro. Una pubblicità anni 80 che ci faceva ridere e sognare. Il cioccolato che si scioglieva tra le dita, la carta plastificata, il profumo che usciva appena aperto il pacchetto. Tutto era perfettamente calibrato per farci sentire al sicuro, a casa, felici.
Il Soldino: quel tocco d’oro sulla merenda
A un certo punto, nel pan di Spagna morbido e dolce, Motta pensò bene di infilare un disco di cioccolato dorato. E fu rivoluzione. Il Soldino diventò simbolo di ricchezza merendosa. Chi lo trovava nello zaino si sentiva fortunato.
Lo si mangiava a morsi piccoli, cercando di salvare per ultimo quel cerchietto prezioso, che si staccava come un bottone e si scioglieva lentamente. Nessuna merenda è mai riuscita a farci sentire così premiati per il solo fatto di esistere.
Il Buondì: duro fuori, morbido dentro (e quasi impossibile da masticare)
Il Buondì era l’amico delle mattine stanche. Panino dolce e compatto, coperto di zucchero e granella, farcito con marmellata o cioccolato. A volte lo trovavi nella cartella dalla sera prima, duro come un mattone. Ma bastava un morso per ritrovare la dolcezza della colazione fatta di corsa.
E poi c’era lo spot: “Chi ha detto che non è buono?” diventò un tormentone. Il Buondì non era facile da mangiare. Si appiccicava al palato, lasciava briciole ovunque. Ma proprio per questo, era un’esperienza vera. Un abbraccio zuccherino che resisteva alle critiche.
Fiesta e Brioss: energia per affrontare interrogazioni e compiti
La Fiesta era considerata la merenda da grandi. Forse perché aveva quel gusto d’arancia e cioccolato, o forse perché nello spot dicevano “un poco di spirito latino”. Era intensa, cremosa, e aveva un odore inconfondibile. Quando la tiravi fuori dallo zaino, i compagni ti guardavano con rispetto.
La Brioss, invece, era soffice e “pulita”. Cacao, albicocca, ciliegia: ogni gusto aveva i suoi fan. Era la merenda da diario ordinato, da astuccio completo, da ragazzo o ragazza modello. Ma anche la Brioss sapeva coccolarti, soprattutto quando te la regalavano “senza motivo”.
Il Tegolino e le Crostatine: geometrie di felicità
Il Tegolino era simmetria pura. Tre onde di cioccolato fuso sopra un pan di Spagna compatto e deciso. Lo si poteva dividere in tre parti precise, da condividere o gustare lentamente. Una merenda da veri ingegneri della dolcezza.
Le Crostatine, invece, erano comfort food allo stato puro. Marmellata al centro, bordo croccante, forma perfetta. Aprivi la confezione e già sapevi che tutto sarebbe andato bene. Erano la merenda da zaino ordinato e da mamma premurosa.
Quando la merenda era baratto e amicizia
Alle elementari, la merenda era anche valuta di scambio. Un Tegolino poteva valere due pacchetti di cracker. Una Fiesta poteva far saltare la fila all’altalena. Si scambiava, si divideva, si litigava. E si imparava.
Era anche un modo per conoscersi. “Che ti sei portato oggi?” era una delle frasi più sincere del mondo. E da lì partivano conversazioni, alleanze, affetti. La merenda era anche identità.
Le merendine che non ci sono più (e che ci mancano ancora)
Alcune merendine sono sparite, ma vivono ancora nei nostri ricordi. Il Camillino, la Milly Vanilly, il Mottarello da zaino, il Bikini (panino farcito) o il Jo Condor. Alcune si trovano solo su eBay, a prezzi da collezionisti. Altre, forse, torneranno.
Ma anche se non torneranno, resteranno. Perché non è solo il gusto che ricordiamo, ma l’emozione che portavano con sé.
Perché le merendine anni ’80 erano diverse
Perché arrivavano senza filtri. Non c’erano influencer a consigliarle. Nessuna foto su Instagram, nessun hashtag. Solo una mano che te le porgeva, un sorriso, un gesto d’amore.
Erano semplici, sincere, reali. E forse per questo le ricordiamo con tanto affetto. Oggi ne esistono mille tipi. Ma nessuna sa sciogliere un ricordo come faceva una Girella srotolata con calma sul banco.
Quali merendine anni ottanta non esistono più?
Alcune merendine degli anni ’80 sono ormai sparite da decenni, ma i loro nomi vivono ancora nelle chiacchiere tra amici e nei gruppi nostalgici sui social. Erano dolci semplici, con nomi strani e confezioni colorate, eppure capaci di regalare momenti indimenticabili. La maggior parte di queste è scomparsa per motivi commerciali, per cambi di tendenza o per aggiornamenti nutrizionali. Ma il vero motivo è che oggi, nessuna merenda ha più quel sapore di libertà. Ecco un elenco di “delizie perdute” che ancora oggi ci fanno venire l’acquolina in bocca.
- Soldino (Motta)
Iconico per il “cioccolatino dorato” incastonato nel pan di Spagna. Scomparso per problematiche logistiche e decadimento nelle vendite. Ma nel cuore, resta imbattuto. - Billy (Ferrero)
Una merendina a base di latte e cioccolato, pensata per i più piccoli. Ritirata per scarsi risultati, oggi è quasi dimenticata, ma chi l’ha provata ricorda quella cremosità unica. - One-o-One (Saiwa)
Merenda al cacao, ricoperta e farcita, ispirata allo stile americano. Nome troppo difficile per il pubblico italiano, vendite non entusiasmanti. Un cult per pochi eletti. - Pat Bon (Findus)
Non era una merendina classica, ma una specie di dessert da banco frigo, con pan di Spagna e farcitura. Ritirata per costi e gestione della catena del freddo. Oggi è un ricordo da iniziati. - Camillino (Mulino Bianco)
Versione mignon della Camilla classica. Scomparso per mancanza di appeal, oggi è tra i più citati dai nostalgici. - Urrà (Ferrero)
Confezione verticale, crema al latte e pan di Spagna. Un nome che gridava ottimismo. Svanito con l’arrivo dei nuovi snack al cioccolato. - Tortorelle (Mulino Bianco)
Biscotti morbidi ripieni, ottimi anche per colazione. Rimossi per rinnovamento di gamma, ma chi li ha assaggiati li ricorda come “coccole da pomeriggio”. - Uao (Saiwa)
Panino farcito con crema, venduto come “merenda alternativa”. Nome simpatico ma poco duraturo. Dimenticato troppo in fretta. - Trio (Nestlé)
Tre strati di gusto e cioccolato. Packaging accattivante, ma uscì in un periodo di saturazione del mercato. Un progetto forse in anticipo sui tempi. - Formaggino Dover
Non dolce, ma da merenda salata. Sapore fortissimo, quasi mitologico. Scomparso per via delle nuove preferenze nutrizionali. Era “o lo ami o lo odi”. - Pavesi Frollis
Frollini venduti anche come merenda, con ripieno di marmellata o crema. Ritirati silenziosamente, oggi ricordati con affetto. - Biricche (Mulino Bianco)
Piccole merendine farcite, avvolte singolarmente. Cadute nell’oblio dopo qualche anno. Oggi sono un cult da supermercato vintage. - Merenda Più (Nestlé)
Linea che includeva merendine, latticini e snack integrati. Troppo avanti per il pubblico dell’epoca. Ritirata per mancanza di interesse. - Tartì / Spuntì (Star)
La versione dolce dello Spuntì al cioccolato: crema spalmabile venduta in barattolini o monodose. Ritirata per motivi poco noti, resta uno dei “casi più discussi” della merenda anni ’80.
Se siamo sopravvissuti noi…
E sì, lo diciamo con il sorriso: se siamo sopravvissuti noi alle merendine anni ’80, possiamo sopravvivere a tutto. Ingredienti misteriosi, zuccheri in eccesso, grassi ovunque. Ma anche felicità vera, ricordi eterni, attimi che oggi valgono più di mille selfie.
Se hai sorriso leggendo “Soldino”, questo libro è per te
Se mentre leggi hai sentito odori, gusti e sensazioni riaffiorare, allora amerai “Quando il mondo era senza Wi-Fi”. Un libro che non parla solo di oggetti, ma di emozioni vere, di ricordi che ancora oggi sanno far battere il cuore. Come una merenda infilata nello zaino da chi ti voleva bene.